100 anni Joseph Beuys

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In concomitanza con le celebrazioni del centesimo compleanno di Joseph Beuys la rivista Segno propone un pamphlet di 24 pagine, con diverse immagini inedite del fotografo Stefano Fontebasso De Martino e testi di Lucia Spadano, Filiberto Menna, Romano Gasparotti, Ivan D’Alberto e Alice Ioffrida, un supplemento speciale al numero 281 da sabato 29 maggio in distribuzione.

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Descrizione

La Rivista Segno ha un legame speciale con Joseph Beuys, si potrebbe quasi affermare che “sia nata per lui”. I fondatori di questo magazine, Lucia Spadano e Umberto Sala, tornati in Abruzzo dal Piemonte all’inizio degli anni Settanta, trovano a Pescara una situazione culturale effervescente, molto diversa da quella che avevano lasciato anni prima: gallerie d’arte, associazioni culturali, teatro d’innovazione e festival del jazz avevano reso questa piccola città di provincia un vero e proprio centro propulsivo dell’arte contemporanea. Personaggi come Mario Pieroni e Lucrezia De Domizio Durini avevano aperto i loro spazi nel capoluogo adriatico offrendo al pubblico le prime occasioni di confronto con il lavoro di grandi artisti d’avanguardia tra cui Joseph Beuys, che dell’Abruzzo aveva fatto la sua seconda patria.

Già nel secondo numero della Rivista, pubblicato nell’aprile del 1977, troviamo in copertina uno scatto fotografico che immortala il maestro tedesco nelle campagne della tenuta dei coniugi Durini a San Silvestro Colle (Pescara), ma il rapporto tra Beuys e Segno sarà costante nel tempo con collaborazioni importanti che trovano il loro apice nel 1984 con la pubblicazione di una uscita speciale dedicata all’operazione Difesa della natura. Il supplemento che si sta presentando si ispira proprio al n. 37 dell’84, anzi ne ricalca totalmente l’impostazione per celebrare i cento anni dalla nascita dell’artista. Qui sono presenti una serie di interventi che offrono un punto di vista su Joseph Beuys molto diverso dal solito: la monumentale letteratura riguardante quest’uomo rivoluzionario ha spinto la Rivista a guardare oltre, cercando di mettere insieme emozioni, ricordi e riflessioni, anche di natura etica, con uno sguardo proiettato verso il futuro. Nonostante l’impostazione inusuale di questo supplemento non si possono non ripercorrere alcuni momenti importanti riguardanti la biografia di questo artista. Nato a Krefeld il 12 maggio 1921, Beuys intraprende la sua attività nel dopoguerra, partecipando alle prime manifestazioni Fluxus insieme a Charlotte Moorman, Nam June Paik, Wolf Vostell, Robert Filliou e altri ancora. Docente di Scultura alla Accademia di Belle Arti a Düsseldorf, sarà allontanato dalla cattedra per motivi politici e la sua avversione al capitalismo. Decide quindi di dedicarsi alla predicazione estetico-politica che pone al proprio centro il problema della creatività individuale in una società di massa. Nacque in tal modo la Free International University, organo propulsivo delle sue idee, proposte, gestite e documentate in diverse mostre internazionali. La sua prima presenza in Italia come artista sarà quella del 13 novembre 1971 alla Modern Art Agency di Lucio Amelio a Napoli. Per questa occasione rimane esplicativo il testo di Filiberto Menna che viene ripubblicato integralmente su questo supplemento. Lucio Amelio apre la strada al rapporto tra Beuys e l’Italia, in particolare con l’area centro-meridionale del Paese; una relazione iniziata nei primi anni ’40 quando l’artista sarà a Foggia come sergente aviere della Luftwaffe. Su questo argomento si veda l’articolo Joseph Beuys nell’Italia meridionale (Oltre l’Abruzzo). Un rapporto che andrà avanti ininterrottamente grazie all’aiuto dei coniugi Durini, con cui realizzerà alcune delle sue operazioni più importanti. Il rapporto tra Beuys e l’Italia sarà molto intenso con tappe storiche a Venezia, come dimenticare la sua partecipazione alla Biennale nel 1976 e nel 1980, a Perugia, con la mostra Beuys | Burri, curata da Italo Tomassoni (1980), e a Torino, con l’esposizione Ouverture, realizzata nelle sale del Castello di Rivoli dove presenterà l’installazione Olivestone. Un’altra tappa importante di questo “grand tour italico” sarà nella capitale dove Beuys avrà modo di collaborare con la galleria L’Attico di Sargentini e dove realizzerà, il 7 aprile 1981, una mostra-dibattito organizzata dal quotidiano Lotta Continua con interventi di Germano Celant, Renato Guttuso, Renato Nicolini e Federico Zeri. Nel 1982, invece, sarà presente con alcune opere agli Incontri Internazionali d’Arte di Palazzo Taverna con una presentazione di Achille Bonito Oliva. Il supplemento si arricchisce di due interventi importanti: il pezzo di Romano Gasparotti sull’eredità etico-artistica del maestro tedesco che ci aiuta a comprendere l’equazione beuysiana arte = vita e una singolare intervista a Lucia Spadano la quale, immaginando di poter invitare a pranzo Joseph Beuys, metterebbe sicuramente in tavola un piatto a base di verdure e tanta frutta, molto amata dall’artista.

Informazioni aggiuntive

Peso 100 g